COL ROSSETTO ALLA SCUOLA MATERNA? IN COREA SI PUÒ

L’industria della cosmesi coreana negli ultimi anni è esplosa in tutto il mondo, la skin care coreana è sicuramente la più famosa al mondo, e fin qui non c’è nulla di male, ma il discorso della bellezza e del make up si sta allargando in maniera, dal mio punto di vista, allarmante anche ai piccolissimi.

Certo, si potrebbe dire che anche negli anni 90, quando la cura per l’immagine ha abbassato i suoi target, moltissime bambine usavano trucchi “per bambine” per scimmiottare i più grandi. Quindi cosa c’è di diverso ora? Perché è così allarmante questo fenomeno?

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Brandinginasia©

Le rigorose norme di bellezza esercitano un’enorme pressione sulle donne sudcoreane, rendendo il paese uno dei centri mondiali per la chirurgia plastica. E l’industria della bellezza sta guardando ad un target di super giovanissimi, scusate la ridondanza di super lativi, ma gli ultimi dati parlano di bambine di sempre più bambine che si recano a scuola con rossetto e blush sulle guance.

Ciò sta sollevando grandi preoccupazioni perché l’ansia di apparire perfetti si aggiunge già alla già presente gigantesca pressione sociale sulle valutazioni scolastiche ‘make it or break it‘, che sono anche una delle motivazioni più alte per cui i giovani decidono di suicidarsi, e gli opprimenti orari scolastici che impediscono i giovani di vivere una vita serena.

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Washington Post©

L’aggravante di questo sistema è che vende il trucco come gioco, come del resto avveniva e avviene anche da noi, con la differenza che le società di cosmetici spende cifre spropositate per creare prodotti per bambine. “Le aziende cosmetiche in Corea del Sud sono sempre più interessate ai bambini come potenziali nuovi consumatori” ha dichiarato Lee Hwa-jun, un’esperta dell’industria della bellezza della Corea del Sud.

Lee Hwa Jun ha affermato che, tuttavia, i grandi marchi sono restii a lanciarsi nel mondo della cosmesi per giovanissimi e lasciano alle start-up relativamente piccole fare da apripista. “I colossi della cosmesi stanno valutando di espandere la propria base di clienti verso le donne più giovani, ma stanno valutando attentamente i pro e i contro, poiché i bambini potrebbero avere una reazione negativa ai loro prodotti“.

Secondo la società di ricerche di mercato Mintel, la Corea del Sud è ha una delle 10 migliori industrie di bellezza del mondo; con fatturati del valore di oltre 10 miliardi di euro, la società coreana punta tantissimo non solo alla cura della pelle ma anche alla chirurgia estetica.
Il Paese ha uno dei più alti tassi di chirurgia plastica al mondo, con una donna su tre di età compresa tra i 19 e i 29 anni che hanno subito procedure di chirurgia.

ShuShu Cosmetics è la più grande compagnia di cosmetici per bambini, e oltre ad avere un mercato dedicato alla cosmesi che si spinge oltre il confine coreano, con i suoi prodotti esportati in Thailandia a Singapore e col progetto di esportarli anche negli Stati Uniti, in Corea ha anche diverse SPA dedicate ai giovanissimi.

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ShuShu Kid Spa – Washington Post©

Non solo cosmesi, per i più piccoli esiste anche il PriPara Kids Cafe.

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PiriPara Café – Washington Post©


Nella periferia di Seoul, il locale è dedicato alle bambine dai 4 ai 9 anni che possono vestirsi come i loro personaggi anime preferiti, godere di un centro benessere e fare vere e proprie sessioni di make up, possono anche sfilare in passerella, esibirsi sulle note delle loro canzone K-pop preferite in una cabina di registrazione e ballare in uno studio a specchio come delle vere idol.

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Whashington Post©

In Corea del Sud, dal K-Beauty, dive del K-pop, il mercato che capitalizza l’oggettivazione delle donne è diventato un ‘oceano rosso’ iper-saturo“, ha detto Yoon-Kim della Konkuk University “Il mercato vede un ‘oceano blu’ per l’espansione nei clienti più giovani, pronto a istigare e monetizzare le loro insicurezze sul loro aspetto.

Oltre ad essere la vostra fonte principale di notizie dalla Corea, faccio anche l’educatrice in una scuola elementare di Milano e sentire queste notizie mi crea un vero e proprio disagio, forse perché mi sembra impossibile che le mie piccole alunne possano pensare a rilassarsi in una SPA invece che andare a correre al parco, ma forse le priorità sono cambiate e noi non ce ne stiamo rendendo conto.

Fonte: Wshington Post / Naver

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    Articolo di: Veronica Croce

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