[DRAMA REVIEW] THE UNCANNY COUNTER

“The Uncanny Counter” è giunto da poco su Netflix ed è già “pluri-chiacchierato” sul web. Questo k-drama sorprende per il contenuto assai sfaccettato e caleidoscopico. Premetto però che non ho mai letto il webtoon (disponibile solo in Coreano /ndr) da cui proviene, ma prima di scrivere queste righe sono andato a sbirciare sulla piattaforma della Daum e ho scoperto che questa stagione audiovisiva è solo una parte delle molteplici, nuove e sorprendenti imprese del gruppo paranormale dei Counter. Questo dovrebbe presupporre che ci sarà una seconda stagione e, udite udite, pare proprio che si farà (va detto che la prima stagione ha comunque un finale, ergo potrete visionarlo in estrema serenità/ndr).

[DRAMA REVIEW] THE UNCANNY COUNTER
OCN® – ˜Netflix® – Daum®

Non è nemmeno semplice spiegare di cosa si tratta, ma cercherò di sintetizzare al meglio il magico mondo di questa serie. “The Uncanny Counter” narra le vicende di un liceale disabile che adora i fumetti di super-eroi, ma è ignaro di quanto accade nella sua città: un gruppo di persone eterogenee lotta per mantenere un equilibrio di pace tra i due mondi, quello reale e quello dell’aldilà. I Counter hanno l’onere di scovare e soggiogare i demoni che, infingardamente, si intrufolano nei corpi degli umani facendogli compiere atti terribili.

[DRAMA REVIEW] THE UNCANNY COUNTER
ONC®

Quando a questo studente viene data l’opportunità di divenire un avventizio del gruppo, comincia il cammino tortuoso del giovane eroe. I personaggi principali sono quattro, ma intorno a loro si muovono molteplici figure che arricchiscono il drama. Iniziamo però dai volti dei salvatori della città fittizia di Jungjin:

K-Drama Sneak-Peek: "The Uncanny Counter" Thrills With A New Breed Of  Superheroes To Battle Ruthless Demons

la figura più anziana è la guaritrice Chu Mae Ok (interpretata da Yeom Hye Ran che qui viene invecchiata volutamente per la parte), il più forte invece è l’ex detective Ga Mo Tak (col viso dell’amabile attore Yoo Jun Sang ch’è un volto noto nel mondo cine-televisivo di Seoul), mentre la figura più atletica e riservata è Do Ha Na ove a darle aspetto e fisicità è la suadente beltà che risponde al nome di Kim Se Jeong. Infine v’è proprio il liceale So Moon interpretato dal giovane talento Jo Byung Kyoo che, nota curiosa, sino a qualche tempo fa stava per intraprendere il mondo del calcio. Le peculiarità del nuovo arrivato le si scoprono episodio dopo episodio, così come si scopre l’effettiva brutalità che alcuni demoni compiono ai danni di inermi cittadini.

E in questo trambusto di lotta tra bene e male c’è di mezzo anche un vecchio omicidio mai risolto che mette in risalto intrighi, corruzione e crimine organizzato con tentacoli nella politica e nella polizia. 

Questo k-drama è un fulgido esempio di forte arco narrativo che mischia fantasy, mistery e thriller, ma proprio questa combinazione di generi talvolta porta gli sceneggiatori a perdere di vista l’equilibrio contenutistico. Se la cosiddetta continuity narrativa deve intrattenere lo spettatore dall’inizio alla fine degli atti narrativi, qui di tanto in tanto si è troppo celeri nel passare da una battuta adolescenziale a momenti di violenza brutale oppure da scanzonati dialoghi amicali ad atteggiamenti alquanto inquietanti. La commistione di generi è una carta vincente per la vicenda, ma sovente viene a galla un disequilibrio che compromette la qualità del progetto e destabilizza i fruitori.  

La trama principale spicca per originalità soprattutto per alcuni personaggi pittoreschi che ruotano sia nell’aldilà che nel mondo degli antagonisti. Anzi, la recitazione di questi ultimi a volte è più efficace e profonda di quella degli attori principali: difficilmente, infatti, si riesce a creare quell’empatia tipica che appartiene a noi aficionados dei drama sud coreani coi protagonisti. Ecco, qui viene un po’ a mancare. Un altro tassello che reputo negativo è la presenza di due personaggi che vengono inseriti negli episodi finali che sono vivido esempio del filler contenutistico che non serve ad alcunché alla trama principale, ma ha la funzione di allungare il brodo per arrivare ai canonici sedici episodi.

“The Uncanny Counter” propone dunque un intrattenimento sagace, che mette d’accordo tanti fruitori abituati a vedere anche generi diversi. Ciò che manca è la storia d’amore tradizionale, ma viene posto il focus su temi come la famiglia, il rispetto, l’educazione civica e il senso di responsabilità.

Se volete vedere un po’ di azione scanzonata, questo k-drama fa per voi, ma non fate l’errore di prenderlo troppo sul serio, eh.

Buona visione!

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    Articolo di: Marco Paracchini

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