[FESTIVAL-FEFF22] REVIEW – THE HOUSE OF US

LEE Ju-won

TITOLO ORIGINALE: 우리집

REGISTA: Yoon Ga Eun

CAST: Kim Na-Yeon, Kim Shi-A, Joo Ye-Rim

VOTO: 7.5/10

TRAMA: Hana, una ragazzina delle medie, è preoccupata che i suoi genitori che litigano tutti i giorni possano divorziare. Durante le vacanze estive incontra Yoo-mi e Yoo-jin, due bambine che vivono sole in attesa dei trasferirsi per l’ennesima volta. Le tre diventano inseparabili e cercano un modo di poter sistemare le cose nelle loro famiglie.

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RECENSIONE:

Nel 1939, la piccola Dorothy del “Mago di Oz” pronunciava la famosissima frase “There is no place like home / Non c’è nessun posto come Casa” ed è sicuramente quello che pensano le tre giovani protagoniste di questo film. Hana è una giovane molto disciplinata e molto mite che, nonostante prenda ottimi voti a scuola tanto da finire l’anno scolastico come prima della classe, non viene considerata quasi per nulla in casa. Questo atteggiamento di freddezza e disinteresse però non è legato a lei ma al malessere generale che regna in casa; i genitori di Hana litigano costantemente mentre suo fratello maggiore la tratta con l’arrogante freddezza tipica dell’adolescenza.

Teaser Trailers for Upcoming Korean Film "The House of Us" by Yoon ...

Durante le vacanze estive, mentre il clima in casa di Hana si fa sempre più soffocante, la giovane incontra due bambine Yoo-mi e Yoo-jin e, vedendo che vivono praticamente da sole, in poco tempo inizia a far loro da sorella maggiore. Mentre in casa i suoi genitori litigano e suo fratello la ignora con le due bambine Hana instaura un rapporto familiare puro e sincero, mentre intorno a loro ci sono famiglie felici le tre vivono abbandonate a loro stesse tanto che solo quando lasceranno la città, per andare a cercare i genitori di Yoo-min e Yoo-jin, la famiglia di Hana si accorgerà e si preoccuperà realmente della sua mancanza.

Questo film rappresenta a pieno la sensazione di solitudine, ogni scena è piena di malessere interiore che si legge negli occhi della giovane interprete. Spesso i genitori non si rendono conto quanto possano far male ai propri figli e anche quando si accorgono del loro malessere non sanno come comportarsi. La madre di Hana, donna in carriera si destreggia tra lavoro e figli vivendo una relazione tossica col marito che di tutta risposta torna a casa sempre ubriaco e ha un’amante entrambe. Yoon Ga Eun nel suo film sottolinea come l’idea di patriarcato sia ancora prepotente in Corea con una madre che proprio perché in carriera viene accusata da un marito assente di “non voler figli per non rovinarsi la carriera” quando in realtà è l’unica che si interessa davvero alla famiglia mentre l’uomo agisce passivamente ferendo costantemente i figli mostrandosi ubriaco o parlando di “errore” nell’averli avuti. In questo quadro tutt’altro che rassicurante l’unica soluzione è il divorzio, non ancora accettato a pieno dalla società coreana; questo disagio viene raccontato attraverso gli occhi di Hana con un’estrema innocenza, il suo tentativo di aiutare Yoo-mi e Yoo-jin diventa per lei una fuga dalla quella sua realtà incomprensibile e claustrofobica.  

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Nonostante questo terribile quadro familiare il personaggio di Hana è estremamente positivo, riesce a dare una famiglia alle due amichette e cerca in ogni modo di tenere unita la sua con un viaggio di famiglia che per lei rappresenta un momento felice vissuto insieme. La metafora del viaggio in questo film ha diverse facce: un viaggio, secondo Hana, riunirebbe la famiglia, con un viaggio che le sue nuove amiche lasceranno la città lasciandola di nuovo da sola ed, infine, è sempre con un viaggio, quello con le note più amare e allo stesso tempo avventurose, che le amiche si promettono di esserci sempre le une per l’altra e Hana capisce che la sua vera famiglia non potrà far altro che fingere fino al fatidico giorno della separazione definitiva. Lo sguardo della giovane sulla ripresa finale, che riprende quella iniziale in cui i genitori non ripresi dalla telecamera litigavano mentre ora mangiano in silenzio, ha tutta l’amarezza della consapevolezza di una fine imminente.

L’interessante peculiarità di questo film è la mancanza di figure adulte positive. Non ci sono figure guida, non c’è una persona adulta che faccia capire cosa sia giusto e cosa no, le uniche figure adulte che si vedono sono i genitori di Hana e l’affittuaria della casa delle due sorelline, ognuno di loro però è una figura negativa o non del tutto positiva, solo concentrata su se stessa che ignora i più giovani che vivono con sofferenza questo abbandono emotivo.

In conclusione, possiamo dire che il ventiduesimo Far East Film Festival non poteva iniziare in modo migliore, Yoon Ga Eun, già regista di The World Of Us ha creato un altro piccolo gioiellino con protagonisti i più giovani.

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    Articolo di: Veronica Croce

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