JEONJU INTERNATIONAL FILM FESTIVAL 2019 – RECENSIONI

Il Jeonju International Film Festival si è concluso e per festeggiare questa sua ventesima edizione abbiamo deciso di pubblicare cinque recensioni di film appartenenti a categorie diverse e rappresentanti di vari Paesi, di differenti registi e produttori.

Categoria: Opening Film

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La Paranza dei Bambini

Claudio Giovannesi

 Italia, 2019

La Paranza dei Bambini” ha aperto il festival con una realtà, possibile e violenta in Italia, sorprendendo non poco l’audience coreana. La storia portata sul grande schermo, e tratta da uno dei romanzi di Saviano, è la storia di un gruppo di adolescenti italiani che entrano a contattato con la scena criminale di Napoli e ne rimangono fortemente coinvolti. Viene mostrato solo un unico punto di vista per quasi la totalità del film, quello del protagonista, e da cui si capisce che questi ragazzini considerano la violenza e la criminalità come l’unico mezzo per ottenere il bene e il solo modo di vivere.

Finita la visione del film, il pubblico è rimasto in sala per un incontro con il regista che ha rivelato alcuni aspetti dell’opera e ne ha chiariti altri, ricevendo anche un particolare commento da parte di uno spettatore rimasto scioccato dalla violenza mostrata, credendo che Napoli e l’Italia fossero proprio come la storia appena “vissuta”. A questo proposito è interessante capire come il film viene tradotto nelle varie lingue utilizzate al festival.

Il titolo originale e italiano è “La Paranza dei Bambini” (titolo del romanzo di Saviano), “paranza” ha diversi significati, tra questi spicca la paranza come imbarcazione da pesca, motopeschereccio e, in modo figurativo di usanza regionale, una compagnia di amici, un gruppo di camorristi, un gruppo ristretto di ladri che lavora insieme.[1] In inglese, il romanzo viene tradotto già in “Piranhas”, che, oltre ai famosi e pericolosi pesci dell’America Latina, viene usato anche per indicare una persona che attacca in cerca di un bottino, questo potrebbe rappresentare le azioni violente e criminali dei protagonisti del film. Infine, in coreano il film si intitola “나폴리: 작은 갱들의 도시 (Napoli: jag-eun gaengdeul-ui dosi)”, ovvero “Napoli: la città delle piccole gang”, dando un quadro generale di che cosa accadrà nel film ma legando strettamente la città partenopea alla criminalità, facendo di questa criminalità una sua caratteristica principale.

Categoria: Korean Competition

WAVE

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Choi Changhwan

Corea, 2019

Abbiamo messo per secondo, dopo il film d’apertura, questo film coreano perché ha vinto la Menzione Speciale della Giuria e l’attore Kwak Mingyu, che ha interpretato il protagonista della storia, si è aggiudicato il premio come Migliore Attore.

Su (Kwak Mingyu) è un lavoratore migrante di seconda generazione, la madre, infatti, vive ancora in Cina mentre lui cerca di trovare il suo posto in Corea del Sud. La vita non è semplice, il suo carattere scontroso e rabbioso lo porta a scontrarsi con la legge e a soffrirne le conseguenze. Viene rilasciato in libertà vigilata e con il dovere di prestare delle ore di servizio civile. Purtroppo però le sue scelte non sono sempre quelle giuste e, mentre porta a compimento il suo dovere, rimane incastrato nel mondo dei lavoratori migranti illegali. Grazie però all’aiuto dei surfisti che frequentano il bar e negozio presso il quale presta il suo servizio comunitario riuscirà a scoprire una passione rigenerativa, quella per il surf.

Il film è piuttosto lento e la macchina da presa si muove pigra mostrando la vita di Su, dei surfisti e delle persone coinvolte con il traffico di migranti illegali. Le varie inquadrature danno proprio la sensazione che il primo sole, dopo l’inverno, dà alle persone in attesa di un clima migliore, un certo tepore che comporta anche assuefazione. L’effetto che si riceve,però, è quello di sentirsi accanto al protagonista mentre vive le sue vicende, grazie anche alla recitazione naturale di tutti gli attori. La barriera tra attore e spettatore viene abbattuta in “Wave”, i personaggi mostrati sullo schermo possono essere comuni persone coreane che si incontrano nella vita di tutti i giorni, con i loro atteggiamenti, le loro espressioni e il modo di parlare assolutamente normali.

“Wave” è piacevole da vedere, un film in cui la vita, al primo impatto, di poca importanza di un lavoratore di seconda generazione viene portata sul primo piano e ingrandita sotto gli occhi degli spettatori, mostrando le varie sfaccettature che anche un’esistenza comune ha. Inoltre, l’atteggiamento bambinesco che Su ha al vedere i surfisti, il mare e le tavole da surf fa riscoprire la gioia di voler fare qualcosa che ci renda felici, che ci faccia apparire un sorriso, enorme, in volto nonostante la negatività che il resto della nostra vita porta con sé.

Categoria: Newtro Jeonju

Height of the Wave

Park Jungbum

Corea, 2019

Yeonsu è una poliziotta che è stata trasferita su di una piccola isola a sud della Corea. A causa di una situazione famigliare complicata e nel mezzo di un divorzio, la figlia adolescente è costretta a seguirla, non molto felice della nuova situazione in cui si è trovata catapultata. La figlia, infatti, è arrabbiata con la madre, mentre Yeonsu soffre di attacchi di panico e ha sempre un’espressione impassibile in volto. Le loro vite si intrecciano però con quelle della giovane Yea-un, una ragazza cresciuta dagli abitanti dell’isola a causa della morte in mare dei suoi genitori anni addietro. La protagonista si accorge presto che la ragazza ha atteggiamenti strani e che il sindaco, con una schiera di abitanti, nasconde un segreto che getterebbe in serio pericolo la reputazione dell’isola: Yea-un vende il suo corpo e si intuisce che il sindaco e altri signori, oltre ad alcuni coetanei della ragazza, ne hanno approfittato. Parte allora una caccia alla ragazza da parte di Yeonsu, che vuole mandarla in un rifugio per donne, da parte del gruppo di abitanti capitanati dal sindaco, che vorrebbe cacciare la ragazza dall’isola per non far scoprire ciò che lui ha fatto e ciò che le è stato fatto, e, infine, da parte di un ragazzo innamorato della giovane. Yea-un troverà un’alleata nella figlia della poliziotta e insieme si aiuteranno, cercando di vincere le loro paure e i loro problemi.

“Height of the Wave” si presenta inizialmente come un film interessante, ma dopo la visione si nota come alcune situazioni non siano state spiegate bene o siano state lasciate in sospeso, non permettendo la totale comprensione di certe azioni e decisioni. Inoltre, il tema della prostituzione non viene mai esposto fino a fondo, ma viene solo accennato, sollevando più dubbi e lasciando un senso di ingiustizia per la storia in sé e per qualsiasi donna vittima di violenza.

Categoria: Masters

The Wedding Guest

The Wedding Guest

Michael Winterbottom

Regno Unito e USA, 2018

Dev Patel è Jay, un misterioso ed affascinante invitato ad un matrimonio in Pakistan. Cittadino britannico, si ritrova a rapire la futura sposa, Samira, sua connazionale, sotto compenso da parte dell’amante di lei. Il rapimento però prende una piega inaspettata quando il protagonista spara alla guardia della casa dove si trovava la donna. La fuga dei due diventa una lotta contro il tempo e contro le autorità per evitare di essere scoperti. Dal Pakistan, si arriva in India e poi ancora in Nepal, con uno scambio di identità, crimini e il mondo della malavita che, con un’apparente calma, svolge le sue attività in cubicoli fatiscenti e retrobottega di legno. Nel film c’è molta suspense, sia per ciò che accadrà ai protagonisti da un punto di vista esterno, la loro fuga, il ritorno in patria ecc., sia da un punto di vista prettamente personale, a causa di imprevisti si ritrovano a passare più tempo insieme e si vedrà dove questa ‘convivenza’ li porterà. Lo spettatore rimane incollato allo schermo del cinema dall’inizio fino alla fine, ammaliato dalla disinvoltura, calma e ‘professionalità’ di Jay e dalle avventure della coppia in diversi Paesi asiatici molto distanti per lingua, usi e costumi a noi. Winterbottom non mostra mai i suoi personaggi nella dicotomia bene-male, anzi, li lascia in un limbo, mostrando l’umanità di tutti noi, che viaggiamo tra l’essere buoni e l’essere cattivi, non possiamo, infatti, simpatizzare totalmente con il personaggio di Jay o con Samira per determinate scelte e azioni che compiono ma non si riesce totalmente a condannarli dopo aver scoperto anche la loro parte “più” umana.

Categoria: 100 Years of Korean Cinema: Wild at Heart

The Yellow Sea (Director´s Cut)

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Na Hong-jin

Corea, 2010

Il film si apre in Cina, nella prefettura dello Yanbian, dove un joseonjok* di nome Gunam, cerca di mantenere la famiglia e ripagare il suo debito facendo il tassista e giocando d’azzardo. La sua vita precipita ancora di più in una spirale di autodistruzione a causa della perdita di notizie della moglie partita per la Corea qualche mese prima. Myeon-ga è un mafioso del luogo, coreano-cinese come Gunam (e sua nemesi), a cui fa un’offerta a cui questi non può rifiutare: assassinare un uomo in Corea in cambio dell’estinzione del suo debito e la possibilità di rintracciare sua moglie. Il regista Na Hong-jin è molto abile a raffigurare la storia di un uomo senza risorse, come un cane randagio, ingegnarsi su come trovare una soluzione, giusta o sbagliata che sia, per sopravvivere in una giungla di persone che non lascia posto ai più deboli. La qualità della fotografia permette di apprezzare appieno l’azione presente in tutto il film, dagli inseguimenti, agli scontri fisici, ai colpi di scena e i diverbi tra gang rivali, in una cornice di violenza inaudita e assenza di sensi di colpa, in cui bestie assetate di sangue si danno la caccia fino a che tutti i nemici non soccombono. Razionalità e giudizio non sono caratteristiche di questi uomini, sono bruti che portano avanti il loro desiderio di supremazia schiacciando chiunque si metti tra di loro.

Un pezzo essenziale del cinema coreano, da non perdere assolutamente!

*I joseonjok sono un gruppo etnico della Cina di origine coreana risiedenti maggiormente nella regione dello Yanbian. 


[1] Treccani http://www.treccani.it/vocabolario/paranza/

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    Articolo di: Silvia Crippa

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