18 MAGGIO – ANNIVERSARIO DEL MASSACRO DI GWANGJU

Il 18 Maggio è una data estremamente importante per la storia della democrazia coreana, si ricorda infatti il più grande massacro della storia del Sud della penisola.

Il 12 dicembre 1979 ci fu il secondo colpo di stato in Corea nel giro di un anno, il primo portò all’assassinio del presidente Park Chung-hee (28 Ottobre 1979), padre dell’ex presidentessa coreana Park Geun Hye, da parte di Kim Jaegyu, all’epoca direttore della Korean Central Intelligence Agency. Il secondo colpo di stato portò alla dittatura di Chun Doo-hwan.

Cosa successe a Gwangju nel 1980?

Le proteste iniziarono nel marzo 1980. Molti professori e studenti scesero in piazza per la prima volta nella storia per chiedere riforme democratiche per il Paese, a partire dalla re-istituzione delle unioni studentesche e per abolire le legge marziali. Il governo rispose con l’operazione “Lavish Holiday“, una violenta repressione delle manifestazioni che portò anche all’estensione delle leggi marziali in tutta la nazione (17 maggio 1980).

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Dopo la repressione militare, le proteste di studenti e professori aumentarono in particolare nella cittadina di Gwangju in cui, attorno alle 10 del mattino del 18 maggio 1980, davanti all’entrata della Chonnam National University un gruppo di studenti e alcuni spettatori vennero aggrediti dalle milizie.

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Gli scontri continuarono per con violenza fino a culminare il 21 maggio 1980, in una repressione a colpi di fucile. La città di Gwangju fu tagliata fuori dal mondo tanto che fuori dalla città non si conosceva nemmeno l’esistenza delle sommosse popolari, i cittadini provarono ad informare tutta la provincia riguardo alle proteste che stavano avvenendo nella città ma i soldati bloccarono ogni tipo d’informazione.

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Ogni tentativo di contrattazione con i soldati fu nulla.

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La protesta continuò fino al 27 maggio 1980, quando i carri armati entrarono in città e presero il controllo dell’Ufficio provinciale. La rivolta democratica del 18 maggio si concluse dopo 10 giorni in un bagno di sangue, con un bilancio di 154 morti, 74 dispersi e oltre quattromila feriti. Secondo l’UNESCO altre 102 persone sono morte in seguito alle ferite riportate.

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Durante tutto il periodo dittatoriale, questi eventi vennero presentati alla popolazione come una rivolta comunista e filo nordcoreana, solo dopo la fine della dittatura, nel 1992 con il presidente Kim Young-sam, il massacro venne riconosciuto come une violenta repressione di un movimento che mirava a difendere le libertà individuali dei coreani.

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Due ex presidenti Chun Doo-hwan e Roh Tae-woo vennero arrestati e processati con l’accusa di essere responsabili del massacro di Gwangju, assieme a diciassette  altri imputati, in seguito i due vennero graziati.

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Chun Doo-hwan a destra e Roh Tae-woo a sinistra

Nel 2002 fu creato un cimitero nazionale per le vittime del massacro e il 18 maggio venne dichiarata giornata nazionale di commemorazione.

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L’attuale presidente coreano Moon Jae In lo scorso anno si è recato al cimitero nazionale di Gwangju per ricordare le vittime, fu la prima volta nella storia che un presidente coreano si recava fisicamente a commemorare le vittime e riconosceva e condannava il Massacro come tale.

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Il cinema ha ricordato questo avvenimento con lo splendido A Taxi Driver di Jang Hoon, con protagonista Song Kang Ho, e anche alla prima del film il presidente era seduto in sala a dimostrazione di una totale presa di coscienza dello stato coreano. Dettaglio da tenere in considerazione, Song Kang Ho era uno dei numerosi attori presenti della Black List voluta dall’ex presidentessa coreana Park Geun Hye.

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Il film racconta la storia vera di un giornalista tedesco che riuscì grazie all’aiuto di un ingenuo e coraggioso taxista di Seoul ad entrare nella città e a mostrare al mondo la barbarie di quell’avvenimento.

Chi è di Milano può vedere il film Venerdì 1 Giugno allo spazio Oberdan alle ore 19.00

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    Articolo di: Veronica Croce

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