Solo poco più di un mese fa abbiamo scritto della morte della cantante e attrice Sulli, e oggi, sfortunatamente dobbiamo scrivere dell’ennesima morte nel mondo del kpop; Goo Hara è stata trovata morta nel suo appartamento nel suo appartamento di Seoul.
La cantante ed ex membro delle KARA aveva più volte parlato della sua depressione, e già una volta aveva già tentato il suicidio. Negli ultimi anni Hara è stata vittima di revenge porn e di minacce da parte del suo ex fidanzato violento, che l’ha mandata in ospedale più volte.
Solo pochi mesi fa la cantante ha trovato il coraggio di testimoniare in tribunale davanti al suo aggressore, che sfortunatamente, non ha avuto la pena che si sarebbe meritato.
Ancora una volta la cattiveria netizen e i leoni da tastiera coreani hanno avuto la meglio, l’artista è stata infatti vittima di diverse critiche sin dall’inizio della sua terribile storia.
Dopo il tentativo di suicidio di qualche mese fa Goo Hara aveva provato a rialzarsi, era tornata da poco a lavorare in Giappone, il paese del Sol Levante ha da sempre amato le Kara e i Kamilia (nome del fandom delle Kara) ha sempre supportato tutti i membri del gruppo.
Sulli e Hara erano molto amiche, le due hanno sempre condiviso la loro sofferenza anche con i loro fan a dimostrazione che hanno provato in ogni modo a combattere con il mostro nero della depressione ma anche a causa della mentalità coreana che vede nella depressione un mero capriccio e non un vero problema le due non hanno avuto l’aiuto necessario.
*Update: Un portavoce della 8-D Creative, agenzia dell’artista ha chiesto di non dare notizie ancora non confermate, senza dirlo a chiare lettere ha chiesto alla stampa e ai fan di non parlare di suicidio almeno fino alla fine di tutte le indagini. Anche l’agenzia giapponese della cantante ha detto che durante il tour Hara non ha mostrato nessun problema.
Sfortunatamente dopo aver detto addio a Jonghyun e Sulli dobbiamo salutare anche Hara.
Vogliamo mandare un grosso abbraccio ai famigliare, amici e ai fans di Hara.
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Articolo di: Veronica Croce
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