BIFF 2017 – GIORNO 1: GIAPPONE TRA TECNOLOGIA E MAGIA

Il Busan FIlm Festival si apre con numerose prime mondiali e abbiamo deciso di raccontarvi due film Giapponesi; The Miracles of the Namiya General Store  di HIROKI RyuichiMary and the Witch’s Flower il film animato di Hiromasa YONEBAYASHI regista dell’acclamatissimo “Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento”

 

“The Miracles of the Namiya General Store” – di HIROKI  Ryuichi

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In un’epoca in cui gli smartphone, hanno preso il sopravvento delle nostre vite, rendendoci quasi schiavi della tecnologia, il regista Ryuichi Hiroki ci ricorda l’importanza delle lettere, quelle scritte a mano, su fogli di carta, bianchi o decorati non ha importanza; The Miracles of the Namiya General Store con salti temporali attraversa ere e anni differenti, ma legando avvenimenti e persone nel tempo. 1969, il signor Namiya è il proprietario del Namiya General Store, un negozio che vende di tutto, inoltre il vecchietto fornisce anche un altro servizio, risponde alle lettere di persone in cerca di un consiglio proponendogli il suo punto di vista per risolvere qualsiasi genere di problema; dal più semplice, come andare bene a scuola, fino a quelli più delicati e personali. Nel 2012 tre ragazzini problematici varcano la soglia del negozio e da qui inizia la magia, il miracolo del negozio del signor Namiya. Il potere di legare passato e presente tramite le lettere, fa comprendere ancora di più quanto questi due periodi siano in stretta relazione, e ciò che è avvenuto in passato ha un peso rilevante su ciò che accade nel presente, e, in questo film, anche ciò che viene scritto nel presente ha ripercussioni sul passato.

The Miracles of the Namiya General Store, fa riflettere anche sulle relazioni personali, sul concetto di famiglia e di persone singole, abbandonate a sé stesse, sul sacrificio e sull’altruismo e il ricordo vivo e indelebile di chi non c’è più.

 

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“Mary and the Witch’s Flower” di Hiromasa YONEBAYASHI

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Primo film dello Studio Ponoc e ben terzo film del regista Hirosama Yonebayashi, Mary and the Witch’s Flower ci fa conoscere Mary, una ragazzina a cui, a quanto pare, nulla va per il verso giusto: fa quasi rompere una tazza da tè, invece di curare i fiori, ne spezza, involontariamente, il gambo e ha persino i capelli rossi e spettinati. Nonostante sia maldestra, Mary ha un cuore grande, cerca sempre di essere utile per sua prozia Charlotte.
Da quanto si è trasferita nel paesino in campagna sua vita è già cambiata, ma si trasformerà, in tutti i sensi, ancora di più grazie al ‘volo notturno (yakan hikou, in giapponese)’, il fiore della strega*, che coglierà senza sapere dei suoi poteri magici. Bisogna ringraziare i due adorabili gatti Tib e Gib per la scoperta del fiore e per l’inizio della magica avventura.

Yonebayashi inizialmente ha lavorato presso lo Studio Ghibli come animatore (ricordiamo La Città Incantata e Il Castello Errante di Howl) e regista (Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento e Quando c’era Marnie) e un tocco di questo famoso studio lo si vede in tutta la durata del film. L’essere catapultati in un mondo magico tutto d’un tratto come ne La Città Incantata, i fuochi parlanti che ricordano l’adorabile e un po’ scorbutico Calcifer (Il Castello Errante di Howl), Tib, il gatto nero che diventerà il famiglio di Mary che è la versione non parlante di Jiji (Kiki – Consegne a domicilio) e l’ambientazione rurale simile a quella di Arrietty.
Anche la protagonista Mary, come da tradizione, non è una ragazzina in pericolo, non ha bisogno del Principe Azzurro che la salvi, anzi, sarà proprio lei a salvare il giovane Peter dalle grinfie di Madame Mumblechook e Dottor Dee. Infine, altro tema ricorrente è l’ecologia, nel College di Endor, una Hogwarts al di sopra delle nuvole, c’è un connubio tra magia e tecnologia sviluppata per agevolare la vita di streghe e maghi.

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Questa tecnologia fa davvero del bene?

Toccante la scena dello scontro finale, in cui, appena sciolto l’incantesimo, tutti i pezzi di metallo e il laboratorio del Dottor Dee svaniscono o vengono distrutti, viene lasciato il posto di nuovo alla vegetazione. Questo è un chiaro avviso riguardo al potere e il controllo non effettivo della tecnologia (basti vedere nel film tutte le bestie trasmutate), non bisogna esagerare e bisogna aver rispetto di ciò che ci circonda, animali, piante, e anche esseri umani. L’ambizione è tipica degli esseri umani e la trasformazione a causa del potere genera mostri, così come lo dimostrano Madame Mumblechook e Dottor Dee, che nonostante il loro buon obiettivo, ovvero migliorare e facilitare la vita di maghi e streghe, hanno perso di vista la retta via, pensando solo al ‘volo notturno’ e diventando quasi pazzi. Questi due personaggi non possono essere considerati completamente cattivi, sono una via di mezzo, così come lo sono tutti gli esseri umani, una proporzione equilibrio tra Bene e Male.

Mary and the Witch’s Flower però è un film in cui si nota il tocco del regista Yonebayashi, animazione straordinaria che rende ancor più fantastico un film che tratta proprio di incantesimi e sortilegi che conquista gli spettatori con la sua leggerezza e al contempo serietà senza dimenticare un pizzico di magia. Una magia che viene incarnata dal fiore della strega, dalla scopa volante, dal college e da Mary ma anche dall’animazione stessa, una magia che è reale.

Infine, Mary rappresenta tutti gli adolescenti che non si credono capaci di poter far bene qualcosa, tutti quei ragazzini che cercano il loro posto nel mondo e cercano, dentro e fuori di sé la propria essenza. Una fase di confusione che si vive per forza quando si è appena passati dall’infanzia all’adolescenza.

Mary and the Witch’s Flower è un film adatto a questi giovani adolescenti, perché bisogna credere in sé stessi, sempre, e non scoraggiarsi mai, ma è adatto anche a chi ha già superato questo passaggio per rivedersi ai quei tempi con un sorriso.

*traduzione del titolo inglese in italiano.

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Il regista Hirosama Yonebayashi, la doppiatrice di Mary Hana Sugisaki e il produttore Yoshiaki Nishimura hanno partecipato al festival come ospiti; sono stati accolti da un sole tiepido e da numerosi fan che hanno atteso per ore il loro arrivo, nel pomeriggio poi, prima della proiezione di Mary and the Witch’s Flower al Sohyang Theatre, hanno salutato gli spettatori del film, facendo anche una breve introduzione in coreano, conquistando ancora di più l’audience.
A fine proiezione, hanno parlato del film e risposto ad alcune domande del pubblico, sempre con un sorriso e gentilmente Hana Sugisaki ha sfoggiato il suo aegyo mandando cuori ai presenti seduti in platea.

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*photographs provided by the Public Relations team of 22nd Busan International Film Festival ©
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    Articolo di: Silvia Crippa

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