[INTERVISTA] MOSTRA “COREA DEL NORD” INCONTRO CON PIER LUIGI CECIONI

Come vi abbiamo anticipato alcuni giorni fa a Milano si è aperta un’interessantissima mostra dedicata alle opere del Mansudae Art Studio, il più grande laboratorio artistico di Pyongyang, capitale della Corea del Nord. Non ci capita spesso parlare della Corea del Nord e abbiamo colto l’occasione anche grazie alla disponibilità della Deodato Arte, che sta ospitando la mostra nella sua galleria in Via Santa Marta 6, e al curatore della mostra Pier Luigi Cecioni che è ha risposto ad alcune nostre curiosità sul suo lavoro e in generale sulla Corea del Nord.

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Ricami

La mostra presenta varie tipologie di lavori dagli Oli ai classici Dipinti, dalle Xilografie agli splendidi Ricami e i sontuosi Jewel Paintings. Oltre a queste classiche tipologie artistiche troviamo anche un’ampia presentazione di manifesti sociali e di propaganda; l’esposizione è molto eterogenea e se si rimane colpiti dagli splendi quadri di natura e paesaggio tipici dell’arte asiatica ci si trova altrettanto colpiti dalla pulizia dei tratti dei dipinti più classici e dalla cura del lavoro degli splendidi ricami. Una piccola parte della mostra è dedicata alla storica partita dei mondiali di Londra del 1966 in cui la Corea del Nord eliminò per 1-0 l’Italia.

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Prima di leggere l’intervista vi ricordiamo che la mostra è ad Ingresso Gratuito e che le opere sono in vendita.

 

1) Com’è venuto a contatto con l’arte nordcoraena?

Nel 2005 ero il presidente di un’orchestra di musica classica di Firenze, casualmente ad era ad una delle esibizioni delll’orchestra era presente una delegazione nordcoreana e una delegazione dell’orchestra venne invitata a partecipare al “Festival dell’amicizia di primavera”; inizialmente pensavo che ci fosse un errore e che ad invitarci fosse stata la Corea del Sud e non quella del Nord. Arrivati lì ho spiegato ai nostri ospiti che ero molto interessato all’arte oltre che alla musica, così sono stato portato al Mansudae; l’impatto è stato molto forte perché non mi aspettavo nulla di così grande e ben curato. È lo studio più grande della nazione e ospita molti artisti. Ne sono rimasto affascinato, quando alcuni mesi dopo sono tornato a Pyongyang per proporre il progetto che avrebbe portato le opere del laboratorio in occidente, andai con mio fratello, attuale direttore dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, la proposta venne accettata con grande entusiasmo.

2) Lei oltre ad essere il curatore di questa mostra gestisce la versione per l’Occidente del sito dedicato all’arte del Mansudae Art Studio. Com’è nata l’idea di un sito per l’Occidente che mostra i lavori di questo laboratorio?

Si, qui sono il curatore della mostra essendo il referente diretto col Mansudae. L’idea del sito è nata per promuovere l’arte di questo laboratorio artistico che è ricco di artisti molto promettenti. Nel 2007 ho organizzato una grande mostra a Genova , che ospitava circa 150 opere, al Palazzo Cattaneo Adorno uno dei posti più belli della città, via Garbialdi ora è patrimonio dell’UNESCO, nel 1500 ebbe una nuova lottizzazione, la prima grande lottizzazione a livello europeo, con lo scopo di creare un nuovo quartiere abitativo per le grandi famiglie genovesi che abbandonarono i quartieri medievali per un inedito stile di vita basato su una minore contrapposizione e ancora oggi la maggior parte dei proprietari sono i parenti di quei notabili del ‘500. Quando proposi la mostra ad uno dei proprietari ci diede la sua casa ma non avendo la possibilità di esporre le opere ci spostammo a Palazzo Cattaneo Adorno. Il curatore era Pier Luigi Tazzi e all’inaugurazione venne Lamberto Dini, fiorentino come me, che fino al 2001 è stato Ministro degli Esteri. La mostra ebbe un enorme successo, sinceramente, abbastanza inaspettato.

3) Cura direttamente la vendita dei quadri con tra il Mansudae e gli acquirenti esteri? Quali sono i maggiori acquirenti delle opere?

Si, curo direttamente le vendite, prima della nascita dello spazio espositivo 798 di Pechino eravamo gli unici a trattare la vendita delle opere del Mansudae. Lo spazio di Pechino è molto grande e al suo interno c’è anche una sezione dedicata alle opere della Galleria Continua di San Giminiano, una delle prime gallerie ad essere installate nello spazio espositivo cinese. Gli acquirenti sono principalmente europei e statunitensi, noi trattiamo maggiormente le richieste occidentali, forse a Pechino avranno una media diversa degli acquirenti.

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4) Quali sono i compensi degli artisti? se ci sono.

Gli artisti come tutti i Nordcoreani ricevono uno stipendio, lo stipendio è uguale per tutti. Certo, poi alcuni di loro hanno una casa un po’ più bella e una macchina migliore, ma a livello economico lo stipendio è uguale per tutti.

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5) Visita spesso il Mansudae Art Studio a Pyongyang?

Si, il mio contatto con loro è diretto e spesso visito la capitale nordcoreana; non vado certo lì tutti gli anni ma per esempio lo scorso anno ci sono stato e molto probabilmente ci tornerò anche quest’anno.
Ci sono due modi per entrare in Corea del Nord, uno è con un visto turistico e una visita organizzata da alcuni tour operator, per la maggior parte cinesi, chiaramente questi viaggi sono organizzati al 100% anche perché non è certo come negli altri paesi, anche solo per prenotare l’albergo ci vuole tempo e questi tour operator aiutano molto. Il secondo modo per entrare nel Paese è tramite un invito, io prevalentemente mi muovo in questo modo perché andando lì per lavoro chiamo il museo che mi fa avere l’invito ad entrare nel paese. Se posso raccontare un aneddoto, una cosa che mi fa molto ridere è che la gente pensa che nei tour organizzati non si possano fare fotografie alla città, non è assolutamente così, io solitamente viaggiavo con due macchine fotografiche e una telecamera e nessuno mi ha mai detto nulla. Ci sono molte leggende metropolitane legate alla Corea del Nord, la maggior parte non sono neanche notizie vere ma notizie di satira prese per veritiere senza neanche provare a cercare di capire se possono essere accertate, come la storia del taglio di capelli uguale a Kim Jong Un o l’uccisione dello zio sbranato dai cani o ancora l’uccisione di una cantante perché ex fidanzata de dittatore che avrebbe fatto ingelosire la moglie di quest’ultimo. La cantante è ancora viva, per quanto riguarda lo zio del dittatore non si ha certezza della sua fine ma sicuramente non è stato sbranato dai cani in diretta tv.

6) Quanto è forte il controllo dello Stato sugli artisti?

Gli artisti hanno piena libertà sulle loro opere non seguono nessun tipo di rigida direttiva, certo come molti artisti anche occidentali molte opere sono commissionate ma non da un controllo dittatoriale o statale ma dagli acquirenti, non c’è nulla di più libero che la loro arte.


7) I manifesti di propaganda sono commissionati dallo Stato o vengono fatti per iniziativa degli artisti?

Come anche da noi i manifesti devono avere un messaggio chiaro, ad ogni inizio anno viene deciso su cosa lavorare, poi gli artisti sono liberi di esprimersi. Molti sono dedicati alla ricostruzione di determinati quartieri o, ancora, legati alla pesca o al raccolto, certo poi ci sono quelli propagandistici e anti-americani, una cosa divertente è che pochi giorni fa abbiamo venduto un paio di questi manifesti anti-americani proprio agli Stati Uniti, a Los Angeles. La peculiarità di questi manifesti più che il messaggio chiaramente d’impatto sulla comunità è che dopo l’approvazione dei bozzetti sono interamente fatti a mano, dal disegno alla colorazione.

 

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8) Vediamo nella mostra alcune opere dedicate al calcio, quanto questi artisti conoscono del calcio occidentare?

Non molto. In più questi dipinti non sono molto popolari, sono stati fatti più per prendere in giro me che sono italiano, come noterete rappresentano una partita specifica, si tratta di una partita dei mondiali del 1966 in cui Park Doo-Ik col suo goal eliminò l’Italia dalla composizione. In uno dei quadri vedete proprio un ritratto del giocatore, ora settantenne, che per gioco ha posato insieme ad altri suoi compagni di squadra del tempo per una sorta di presa in giro al sottoscritto. La cosa molto simpatica e un po’ inspiegabile è che nel ’66 girava il mito che Park Doo Ik fosse un dentista, e molti dicevano “siamo stati battuti da un dentista” ma non è così, il lavoro del calciatore non è era quello del dentista ma del tipogarfo, ancora non si capisce da dove siano arrivate queste voci.

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il ritratto di Park Doo Ik è quello in alto a destra, gli altri sono i suoi compagni di squadra del 1966.

9) I quadri di paesaggio ricordano molto gli antichi quadri cinesi, quanto è forte l’influenza cinese negli artisti?

Ma, in realtà non è una vera e propria ispirazione bensì uno stile asiatico che si vede anche nei quadri di altri paesi del continente come in Giappone e Corea del Sud. Certo è innegabile l’influenza cinese anche dovuta agli anni di colonialismo ma non c’è una vera e propria ispirazione all’arte cinese, sarebbe meglio dire che anche l’arte cinese è parte di una tipologia di arte asiatica classica. Le dirò, la prima volta che ho portato alcuni dei più importanti artisti nordcoreani in Italia hanno trovato la nostra arte contemporanea molto bizzarra e a tratti divertente, mi è capitato di vederli ridere davanti ad un’opera non per mancanza di rispetto ma semplicemente perché non capivano quanto quello che stavano vedendo potesse essere considerato arte. Quindi, tornando alla domanda, non si tratta assolutamente di influenza cinese bensì ad un modo diverso di concezione dell’arte.

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10) Mi ha detto che conosce personalmente il direttore del Florence Korea Film Fest, ha in progetto qualcosa con lui? O più in generale ha in progetto altre mostre in Italia o nel mondo?

Con Riccardo Gelli siamo molto amici e abbiamo collaborato insieme qualche anno fa quando lui presentò a Firenze alcuni film nordcoreani, io portai alcuni quadri nella Sala degli Specchi del cinema Odeon. È stato molto bello vedere la curiosità e l’interesse del pubblico. Per ora però no, non abbiamo altri progetti insieme.
Per quanto riguarda mostre all’estero alcuni mesi fa avevamo in progetto una mostra a New York, sa io ho studiato negli Stati Uniti e a volte quando parlo con gli ambasciatori del mio lavoro si scherza molto sul fatto che lavoro per i nordcoreani, ma scherzi a parte il processo burocratico per una mostra in generale negli Stati Uniti è molto lungo e dispendioso e quando si tratta di una mostra su un paese come la Corea del Nord ci vanno doppiamente con i piedi di piombo anche se avevo già contattato gli ambasciatori nordcoreani e un curatore per la mostra abbiamo deciso di lasciare perdere per ora. La cosa molto bella degli Stati Uniti è che sono consapevolmente interessati alla Corea del Nord in generale e alle loro opere artistiche, credo che questa sia la più grande differenza tra gli americani e gli italiani, gli italiani hanno un interesse molto meno consapevole e spesso si fanno ingannare da notizie tendenziose o da qualche racconto che fa da specchietto per le allodole più che da un interesse partecipato o almeno curioso.

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    Articolo di: Veronica Croce

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