[FOCUS COVID19] IL METODO COREANO CHE SERVE ALLA POLITICA.

Sono Lombarda, Milanese, e in quanto tale sto vivendo questa pandemia da Coronavirus con estrema ansia e preoccupazione, sia a livello economico che sanitario, perché la mia regione, quella che sulla carta rappresentava l’efficienza e l’eccellenza medica italiana, sta subendo più di tutta Europa e, a conti fatti, del mondo.

La magia dell’efficienza sanitaria lombarda è svanita, o forse, non è mai esistita. Questa gestione della sanità da parte della Regione Lombardia è totalmente fallimentare e mi ha fatto pensare a come sia possibile che in pochi mesi siamo finiti dalle stelle alle stalle. Nello stesso tempo, da studiosa e curiosa del mondo coreano guardo con totale stupore misto ad ammirazione la gestione della crisi del presidente Moon.

South Korea's coronavirus lessons: Quick, easy tests; monitoring ...
[Foto: Kim Hong-Ji via Reuters]

Perché la Corea, nonostante sia il secondo paese asiatico più colpito dopo la Cina, non sta soffrendo come il resto del mondo?

La scorsa settimana si sono tenute, addirittura, le elezioni parlamentari con un’affluenza strabiliante del 66% che hanno portato alla vittoria schiacciante del partito del presidente Moon portandolo alla maggioranza parlamentare più ampia degli ultimi trent’anni.  

South Korean COVID-19 patients vote as parliamentary election ...
Il presidente Moon Jae In alle urne  [Foto: Yonhap via Reuters]

Chi legge il mio blog sa che difficilmente tratto argomenti spinosi e cerco di essere il più ‘leggera’ possibile e ancor più in questo periodo, complice anche lo stop dei lavori dello spettacolo anche in Corea, sto cercando di dedicarmi ai drama o alla musica. Per intenderci, mi sto dedicando a qualcosa che faccia staccare il cervello da questa situazione di costante ansia a preoccupazione. Allo stesso tempo, sono convinta, che sia necessario informarsi su il mondo e guardare il bene e soprattutto il marcio che c’è, e c’è sempre stato, soprattutto in questa situazione per tutti totalmente nuova.

Per questo ho deciso di cercare di capire cos’ha reso il “metodo coreano” il migliore del mondo.

In questi mesi abbiamo sentito “In Cina c’è il regime, hanno obbligato la gente a stare a casa e non poteva fare altrimenti”, vero, verissimo, ma in Corea? In Corea non c’è “il regime” e non sono stati a casa a suon di multe e procedimenti penali, eppure pur non essendosi mai veramente fermati ‘la gestione coreana’ ha funzionato, com’è possibile?

Confucianism Isn't Helping South Korea Beat the Coronavirus
[Foto: Ung Yeon-Je/AFP via GETTY IMAGES]

Il governo coreano ha affermato che si sta basando sull’esperienza fatta durante lo scoppio della sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS) nel 2015 e sta lavorando per rendere quante più informazioni disponibili al pubblico. Ma sicuramente la vera mossa vincente del Paese è la disposizione di test selettivi e di massa che sono uno strumento, forse l’unico strumento, potente per combattere il virus e poterlo contenere.

Jung Eun-kyeong la direttrice KCDC durante la conferenza quotidiana [foto: TBS]

Mente e volto di questo metodo vincente è Jeong Eun-Kyeong nominata direttrice del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (Kcdc) nel 2017, post MES, quando la gestione della crisi fu fortemente criticata.
È la prima donna a rivestire questa carica in questi giorni è diventata un esempio nella gestione della pandemia, ma soprattutto il simbolo di un Paese che ha saputo imparare dai suoi errori.

La forza del ‘metodo coreano’, nonostante la parziale libertà fisica dei cittadini, sta nelle restrizioni della loro privacy. È stata creata una legge speciale che garantisce al Governo l’autorità di accedere ai dati personali dei suoi cittadini per poter individuare le persone da sottoporre al test: filmati, transazioni con carta di credito, dati di tracciamento GPS da telefoni e automobili, ma non solo, anche informazioni sull’immigrazione e altri dettagli personali di persone risultate positivi al test. Le autorità possono, quindi, rendere pubbliche queste informazioni, in modo che le persone che sono venute a contatto col soggetto positivo possano fare il test, mettersi in auto-quarantena e prendere tutti i provvedimenti del caso per contenere il contagio, inoltre Il governo coreano utilizza anche i dati GPS delle persone per personalizzare i messaggi inviati ai telefoni cellulari, avvisando tutti i residenti di una zona quando viene confermato un caso nelle vicinanze.

Coronavirus: South Korea holds elections in masks and clinics ...
BBC

A controllare i soggetti sospetti positivi o positivi accertati sono i cosiddetti “ufficiali di quarantena” veri e propri militari che hanno il permesso dello Stato di controllare gli spostamenti e i device dei pazienti.

Non solo app e controlli serrati, lo Stato garantisce ad ogni cittadino coreano due mascherine a testa, a prezzi di mercato senza nessun sovrapprezzo, basta solo mostrare la carta d’identità. Quello che qui viene rivenduto a prezzo d’oro lì viene fornito dallo Stato.

Come si sta comportando il governo con i positivi?

L’applicazione che controlla e informa i cittadini dei positivi non serve solo a contenere il virus e a far capire chi dev’essere testato ma attiva anche un sistema che aiuta gli ospedali a gestire i casi. Le persone ritenute positive attraverso il test vengono poste in auto-quarantena e monitorate da remoto tramite un’applicazione per smartphone, e/o controllate regolarmente telefonicamente, in caso il soggetto peggiorasse viene monitorato da casa fino a quando non diventa disponibile un letto in ospedale, quando il letto viene liberato, un’ambulanza raccoglie la persona e la porta in ospedale dotato di stanze di isolamento sigillate ad aria. Il sistema sanitario, solitamente a pagamento in Corea, offre questo servizio in maniera completamente gratuita.

Corona 100m, a coronavirus app available in South Korea.
CNN

È davvero questo il sistema più efficace per combattere il COVID-19? Anche se all’apparenza, numeri alla mano, si potrebbe rispondere di ‘si ‘ bisogna fare le dovute considerazioni.
Sicuramente il punto fondamentale di questo metodo è quello della privazione totale della propria privacy; questo sistema obbliga infatti i cittadini a privarsi totalmente di quello che in America ed Europa è un diritto fondamentale, soprattutto considerato che vengono rivelati tutti i dati del ‘paziente positivo’ anche quelli non relativi al virus, inoltre, non sempre questo sistema è 100% sicuro in quanto l’automobile e la carta di credito possono essere usati anche da altri soggetti.

La divulgazione di informazioni sui pazienti comporta sempre problemi di violazione della privacy”, ha affermato Choi Jaewook, professore di medicina preventiva all’Università della Corea e alto funzionario della Korean Medical Association. Le informazioni “dovrebbero essere strettamente limitate” ai movimenti dei pazienti e “non dovrebbero riguardare la loro età, il loro sesso o i loro datori di lavoro”.

Per quanto riguarda le strutture sanitarie, bisogna dire che il Paese avendo già affrontato una crisi sanitaria con la MES aveva strutture ospedaliere più attrezzate per affrontare il momento delicato che stiamo affrontando.

Lee Hee-young, il responsabile del team di risposta al coronavirus nella provincia di Gyeonggi, ha, infatti, affermato che la Corea del Sud ha fatto un passo avanti dopo il MERS per aumentare le sue infrastrutture per rispondere alle malattie infettive. Ma allo stesso tempo ha affermato che finora solo il 30% dei cambiamenti di cui il Paese ha realmente bisogno sono avvenuti, soprattutto per quanto riguarda la presenza di personale qualificato anche in province minori e negli ospedali più piccoli “Fino a quando non avremo risolto questo problema”, ha detto Lee Hee-young, “esplosioni di epidemia come questa potranno continuare ad avvenire ovunque”.

Le Elezioni in tempo di COVID-19:

South Koreans head to polls despite global pandemic
10 Aprile – Il presidente Moon Jae-In e sua moglie Kim Jung-Sook alle urne [AFP]

Il successo del ‘metodo coreano’, come dicevo in apertura, ha giovato il partito di centro-sinistra del presidente Moon, che si è garantito 180 seggi su 300, grazie alla sua gestione della crisi sanitaria ha conquistato i consensi che stava lentamente perdendo dopo gli scandali per abuso di potere che avevano coinvolto alcuni membri del governo, il rallentamento della crescita economica e l’atteggiamento nei confronti della Corea del Nord, giudicato dalla maggioranza dei sudcoreani, fino a pochi mesi fa, troppo accomodante.

Il Popolo coreano, però, ha riconosciuto al suo Presidente una ‘seconda possibilità’ dando anche un seggio a Thae Yong-ho, nordcoreano che nel 2016 era stato vice ambasciatore all’ambasciata nordcoreana a Londra da cui disertò con la famiglia per chiedere asilo polito alla Corea del Sud, diventando il funzionario più alto a disertare dal Nord.

High-Level North Korean Defector Wins South Parliament Seat | Time
16 Aprile, Thae Yong-ho festeggia la vittoria. [Foto: Choi Dong-jun—Newsis/AP]

La peculiarità della vittoria di Thae Yong-ho non sta solo nella sua origine al Nord del 38° Parallelo ma anche dal fatto che sia stato eletto nel ricco distretto di Gangnam di Seoul, il 58,4 per cento dei voti, è diventato il primo disertore nordcoreano ad essere eletto al parlamento della Corea del Sud. “Non ero sicuro che i residenti di Gangnam potessero scegliere una persona del Nord“, ha affermato sorridente e commosso.

Durante le giornate di voto le misure di sicurezza sono state sicuramente altissime dalla disinfezione delle mani ai seggi, all’obbligo di indossare mascherine e guanti monouso, fino alla rilevazione della temperatura corporea e addirittura la creazione di seggi appositi per chi si trova in quarantena.

Moon's party set for coronavirus boost in South Korea election ...
[Yonhap via EPA]

La Corea ha risposto sicuramente in maniera più efficace di altri paesi, venendo però meno a quello che per noi rimane fondamentale; saremmo disposti ad abbandonare la nostra privacy e farci controllare dallo Stato? Saremmo disposti a far sapere tutto di noi ai nostri vicini di casa? Il diritto fondamentale della privacy è la grande falla del ‘sistema coreano’ che non funzionerebbe mai in Europa e Stati Uniti, occorre però trovare una via di mezzo che garantisca test gratuiti per tutti e allo stesso tempo permetta di tracciare gli spostamenti dei positivi.

Se il ‘metodo coreano’ ha giovato il governo coreano di Moon che succederà ai governi europei, e ancor più in piccolo alle regioni italiane?
Questa è una delle domande che più mi rimbalza nella testa da quando la gestione fallimentare della regione dove vivo e sono nata è stata esposta.

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    Articolo di: Veronica Croce

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