[FESTIVAL] 14° FLORENCE KOREA FILM FEST: PAGELLE

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Il Florence Korea Film Fest è passato e ho dovuto provare a riprendere i ritmi della vita di tutti i giorni, ogni anno il ritorno dal festival, lasciando una settimana di amici e film, è sempre più difficile. Ma questo tempo trascorso mi è servito a risistemare le idee e tirare le somme, quindi, visto che non ho tempo e, in alcuni casi, voglia, di scrivere le recensioni di tutti i film ho deciso di fare delle piccole pagelline.

Ecco qui:

Shameless (film d’apertura): 2 – Dopo una settimana mi sto ancora chiedendo cos’ha spinto Jeon Do Yeon ad accettare di recitare in questo film totalmente noioso e senza senso. Neanche la nostra amata regina di Cannes è riuscita a tirar su la qualità adeguandosi ad una recitazione scialba assolutamente non da lei.

Madonna (Orizzonti Coreani): 8 – Film bellissimo che tratta tematiche forti come lo stupro e la totale mancanza di rispetto nei confronti delle donne. Come sempre Shin Su Won riesce nel suo intento di raccontare verità dolorose della società che ci circonda.

Unwanted Brother (Indipendent Korea): 6 – sufficienza stiracchiata per questo film dal grande potenziale. Raccontare la storia di un gruppo di ragazzi con diverse disabilità alla mercé dei ‘non-disabili’ non è semplice e forse per questo il film diventa un racconto caotico con un finale totalmente inaspettato e molto fantasioso. La sufficienza è dovuta alla bravura degli attori che danno tre colori distinti alle disabilità senza risultare macchiettistici.

Veteran (retrostpettiva Ryoo Seung Wan): 6/7 – ero molto indecisa, il film è un ottimo prodotto di intrattenimento ma non vola più in alto, seguendo il classico stile del regista la storia passa in secondo piano lasciando spazio alle scene di lotta che sono come sempre magistrali. I protagonisti sono bravissimi, soprattutto Yoo Ah In nei panni del antagonista, ma non basta per risultare convincente al 100%.

The Chronicles of Evil (Orizzonti Coreani): 7 – Questo è uno di quei film che, durante al festival, guardi per aspettare quello dopo o perché non si ha altro da fare ma vi devo confessare che è uno di quelli che mi è rimasto più impresso, il film non sbaglia un colpo e tiene in alto la tensione fino agli ultimissimi secondi di ‘spiegone’ che in questo caso era più che necessario e assolutamente riuscito.

C’Est Si Bon (K-Music): 5,5 – l’idea di raccontare la nascita di un gruppo storico partendo dalle origini del locale che li ha creati era molto carina, peccato che poi il film si sia trasformato in un melenso melò romantico che lascia poco spazio alla storia del gruppo e al contesto storico, diventando uno di quei film che non finisce mai che ti illude molteplici volte di essere arrivato alla conclusione.

The Berlin File (Retrospettiva Ryoo Seung Wan): 8 – Questo è sicuramene uno dei film di Ryoo Seung Wan più famosi a livello internazionale e riesce in tutto. Uno spymovie alla coreana che incontra il classico spymovie all’americana non poteva che conquistare a pieno una grande fetta di pubblico.

White: The Melody of Curse (K-Horror): 3 – Un horror che non è un horror. Fa paura? No. Racconta una qualche leggenda popolare che anche solo lontanamente possa far paura? No. Cosa fa di questo film un horror? La vendetta di un fantasma. Io ammetto di essere poco impressionabile e che la presenza di Eunjung delle T-Ara non ha aiutato, ma bisogna aggiungere che una trama sconclusionata e un finale assurdo non riesce a farmi arrivare neanche alla sufficienza risicata.

Coin Locker Girl (Orizzonti Coreani): 7.5 – un film di per sé prevedibile che tratta però tematiche, sfortunatamente, sempre attuali, come l’immigrazione e il traffico di organi. Nella sua prevedibilità riesce nell’intento di interessare lo spettatore e farlo immedesimare nei suoi protagonisti. Un film per il grande pubblico con un grande cast.

The Office (Orizzonti Coreani): 5 – una storia che si spaccia per Thriller d’accusa contro lo sfruttamento del lavoro in Corea ma che non è altro che un confuso racconto di gente che viene uccisa come in un horror ma senza un vero legame logico con un finale che lascia spiazzati e non i maniera positiva.

Arahan (retrospettiva Ryoo Seung Wan): 7 – un film trash, volutamente trash, divertente e pieno d’azione.

Sunshine (Indipendent Korea): 7.5 – Il racconto dell’immigrazione e del rapporto tra le due Coree tramite l’arte è un ottimo espediente per non pesare su una storia ancora attuale in Corea. Una realtà e una reazione al trauma della perdita della propria identità tramite la forza visiva dell’espressione artistica.

Steel Flower (Indipendent Korea): 7 – Il film ha colpito la giuria del festival ma non me, non particolarmente, il racconto di una società cattiva e indifferente davanti ad una giovane ragazza sembra molto forzato per un lungometraggio, la forza del cinema del silenzio è perfetta ma la lunghezza del film fa sembrare del tutto forzato e il finale totalmente aperto lascia il personaggio al punto di partenza senza smuovere la storia. La protagonista rappresenta solo una finestra sul mondo più che un personaggio vero proprio.

Salut D’Amour (Orizzonti Coreani) 7.5 –  Il film è una sorta di ‘The Notebook’ coreano e com’è tipico di certi film inizia in modo simpatico e finisce con l’attacco aggressivo del tuo setto lacrimale. L’unica cosa che fa un po’ storcere il naso è come trattano una malattia delicata come l’Alzheimer, certo non è un film con veridicità medica ma la malattia è raccontata e trattata in maniera totalmente sbagliata anche se molto probabilmente è volutamente raccontata così per lasciare il colpo di scena alla fine.

The Throne (Film di chiusura): 8.5 – sicuramente il film più bello del festival -insieme a Madonna-, il racconto della vita di un re tiranno mostrando come il suo regno del terrore non cambiava tra le mura domestiche. Un rapporto padre e figlio capace di lasciare l’amaro in bocca. Il cast è sensazionale partendo dai bambini e arrivando a Yoon Ah In e all’assoluta certezza con Song Kang Ho.

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    Articolo di: Veronica Croce

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